domenica, maggio 15, 2011

Dare alle Donne una Voce Senza Sacrificare la Fede o la Famiglia

La scorsa settimana abbiamo avuto la possibilità di ascoltare una miriade di donne che si trovano in momenti diversi della propria vita, con talenti diversi, credenze, prove e interessi… e come tutte loro abbiano utilizzato la rivelazione personale per raggiungere l’equilibrio nelle loro vite da madre. Nello specifico, abbiamo ascoltato alcune donne che lavorano fuori casa, lavorando duramente e allo stesso tempo prendendosi cura dei propri figli... cosa che penso spesso sia una grande sfida per i membri. Ognuno sembra avere un’opinione diversa a riguardo! Le storie che queste donne hanno condiviso con noi hanno portato degli ottimi esempi a riguardo. Io stessa ho parlato con amiche che, sia con figli che senza, affrontano forti critiche per le proprie scelte di perseguire un’educazione o una carriera.
Penso che forse l’esperienza più impressionante che abbia avuto riguardo a questa sfida sia stata con un insegnante che ho tanto amato e che ha avuto un profondo impatto positivo nella mia vita. Durante una conversazione, stavamo parlado del ruolo delle donne nella chiesa e nell’eternità, e lei mi ha spiegato come si sia sentita costantemente spinta a continuare a lavorare fuori di casa mentre aveva ancora figli piccoli a casa. Si emozionò, mi guardò negli occhi, e mi chiese con sincerità:

"Pensi che Dio spingerebbe una donna a lavorare fuori casa?”

Immediatamente mi sentii toccata dallo Spirito di questa donna che amava i suoi figli. Si trattava anche di una donna che aveva un dono, e Dio aveva un lavoro importante per lei, in aggiunta al suo compito più grande di tirare su i suoi figli. Sapevo che non si trattava di una donna che stava cercando di fare qualche soldo in più perché la sua famiglia potesse acquistare una barca, o una donna che odia crescere i propri figli e cerca pertanto un lavoro fuori casa per poter stare lontano da loro. Era una donna che amava veramente i suoi figli, voleva stare con loro e tirarli su bene, che amava il suo Dio, ed era stata ispirata a vivere una vita non tradizionale. Le risposi, senza esitazione “si, ci credo”.

Per lungo tempo i dirigenti della chiesa hanno raccomandato che le donne stessero a casa con i figli. Ho notato però che negli ultimi anni l’enfasi sia stata nel “priorizzare la famiglia”, invece di far scegliere ad ogni persona se essere una mamma a tempo pieno. Questo vuol dire che abbiamo la libertà di fare come desideriamo, e assumere una tata per puro capriccio? Sicuramente no, piuttosto, i nostri dirigenti riconoscono la situazione diversa di molte famiglie, e anche l’importanza cruciale della rivelazione personale per queste situazioni individuali. Forse anche, non è poi così difficile lavorare fuori casa part-time come lo era un tempo (nonostante ciò possa essere comunque un problema, che affronterò più avanti in questo post).

Per essere sicura di chiarire ciò che intendo, vorrei fare riferimento alla sequente bellissima citazione dell’Anziano Neal A. Maxwell:

“Quando la vera storia dell’umanità verrà svelata, conterrà gli eco degli spari o il suono di una ninna-nanna? I grandi armistizi fatti da uomini d’armi o la pace fatta dalle donne nelle case e nei quartieri? Ciò che è successo nelle culle o nelle cucine sarà più cruciale di ciò che è accaduto in congresso? Quando il trascorrere dei secoli avrà trasformato le grandi piramidi in un pugno di polvere, la Famiglia Eterna rimarrà in piedi, perché essa è un’istituzione celeste, formata al di fuori del tempo teleste. Le donne di Dio lo sanno. Non c’è da stupirsi se gli uomini di Dio danno supporto e sostegno a voi sorelle nel vostro ruolo unico, poichè l’atto di disertare la casa per cambiare la società è come rimuovere senza pensarci parti essenziali di una diga per insegnare alla gente a nuotare. “

Perciò, penso che anche la migliore delle intenzioni – come cambiare la società – non giustifichi necessariamente lavorare fuori casa. Piuttosto, dovrebbe esere l’ispirazione di Dio a dirigere le nostre decisioni su come venire incontro nel modo migliore alle necessità delle nostre famiglie e le richieste che Dio ripone su di noi per utilizzare i nostri talenti.

Detto ciò, credo che il Signore possa spingere le donne a lavorare lontano da casa, anche quando hanno bambini. Come potrei io non credere a ciò? Metterei limiti a Dio? Abbiamo visto costantemente nelle scritture che Lui comanda cose difficili, che ci chiede di uscire dai nostri confini, e poi ci fornisce i mezzi per farlo. Credo anche che la rivelazione personale sia esattamente ciò – personale. Per questo motivo non possiamo mai sapere che cosa Dio potrebbe ispirare gli altri a fare – incluso come “priorizzare la famiglia” al meglio, che è stata l’enfasi costante dei nostri dirigenti della chiesa. Come potremmo mai andare in giro e giudicare ciò che può essere deciso solo tra una coppia e Dio? Penso che questo principio sia illustrato molto bene da una citazione di Anziano Russell M. Ballard:

“non esiste un modo perfetto per essere una buona madre. Ogni situazione è unica. Ogni madre affronta sfide diverse, ha capacità e abilità diverse, e di sicuro figli diversi. La scelta è diversa ed unica per ogni madre e ogni famiglia. Molte sono in grado di essere “mamme a tempo pieno”, almeno negli anni più formativi delle vite dei loro figli, e molte altre vorrebbero esserlo. Alcune potrebbero dover lavorare a tempo pieno o parziale; alcune potrebbero lavorare da casa; alcune potrebbero dividere le proprie vite in periodi di casa e famiglia e lavoro. La cosa importante è che una madre ama i suoi figli profondamente, e in accordo con la devozione che essa ha per il suo Dio e suo marito, prioritarizzarli sopra ogni altra cosa  ("Daughters of God," General Conference April 2008)."

Anziano Cook ha anche affermato quanto segue in un suo recente discorso "
LDS Women are Incredible"- “le donne mormone sono incredibili”:

“raramente comprendiamo o apprezziamo pienamente le circostanze individuali di una persona [riguardo alla scelta di una madre di lavorare fuori casa]. Mariti e mogli dovrebbero consigliarsi in preghiera, comprendendo che dovranno rispondere a Dio delle loro decisioni”.

Sulle basi di questa verità, sono rimasta colpita dall’articolo"Giving Women a Voice WithoutSacrificing Faith or Family: The Changes Needed to Create an EgalitarianSociety" – “dare alle donne una voce senza sacrificare la fede e la famiglia: i cambiamenti necessari per creare una società ugualitaria” di  Kaylie Clark nell’ultimo volume di  Square Two. Nel  suo articolo, Clark pone enfasi sull’incredibile idea che il Presidente Hinckley ha condiviso con le giovani donne della chiesa nel 2007:

“l’intera gamma degli sforzi umani è ora aperto alle donne. Non c’è nulla che voi non potete fare una volta che decidete di farlo… Alle donne oggi vengono offerte le stesse opportunità di studio, di carriera, e di ogni altro aspetto della conoscenza umana…
Potete includere nel vostro ideale di donna che volete diventare l’immagine di una persona qualificata a servire la società e fare un contributo significativo al mondo al quale apparterrà”

Ciò non implica necessariamente lavorare, possibilmente sotto remunerazione, lontano da casa – anche se in alcuni casi potrebbe essere così. E in questi casi, Clark fa dei commenti forti e penetranti su come possiamo promuovere una società che sia più egalitaria e di sostegno alle donne che adempiono i propri compiti non solo verso la famiglia, ma anche verso la società. Ma prima articola alcune delle difficoltà che le donne affrontano:

“il vero problema non è che le donne si sono spostate nel mondo del lavoro, ma che il mondo del lavoro è ancora disegnato attorno ad un lavoratore uomo libero da impegni – un lavoratore che non è più la norma. Questo modello anacronistico vuol dire che le donne sono obbigate ad affrontare enormi difficoltà nel conciliare i bisogni dei suoi figli mentre lavora in un posto che la obbliga a stare lontano da loro. Un esempio di un ambiente lavorativo che crea difficoltà di questo tipo è il settore universitario, dove ad un docente donna viene richiesto di fare il suo lavoro più intenso (per ottenere una cattedra) all’inizio della sua carriera, tra i 25 e i 35 anni, che è anche l’età ottimale per rimanere incinta e allevare i figli. Di conseguenza, essa è posta dinanzi a molti ostacoli cercando di rispondere sia all’intensa richiesta di questa fase della sua carriera che ai bisogni della sua famiglia. Questa caratteristica strutturale rende la vita molto difficile a quelle donne che vogliono dare priorità alla propria famiglia come viene insegnato dalla dottrina dei Santi degli Ultimi Giorni e portare il proprio contributo fuori casa. E perché storicamente le donne hanno sempre avuto ruoli di piccola influenza sociale, i progettatori del posto di lavoro moderno sono stati uomini. Senza un punto di vista femminile e con aspettative sociali repressive, gli uomini leader del passato hanno costruito il mondo del lavoro senza pensare a come venire incontro alle necessità delle donne”.

É vero che la società rende molto difficile le cose ad una donna che prioritarizza la famiglia mentre si dedica anche alla forza lavoro. Alcuni dei suggerimenti che Clark fa per “rendere la carriera più compatibile con la famiglia” includono: 


  • Una maggiore flessibilità sul luogo e tempi per portare a termine i progetti
  • Dare benefici proporzionali e uguale paga oraria ai lavoratori part-time
  • Congedo di maternità pagata
Persino questi piccoli suggerimenti potrebbero, ne sono sicura, stimolare delle discussioni interessanti ed possibilmente animate; ma vorrei fare solo un commento sull’ultimo punto.  È stato affascinante per me lavorare in un paese straniero presso un’agenzia internazionale dove ho avuto il privilegio di stare a contatto ogni giorno con persone da tutto il mondo. In una conversazione a pranzo con il mio gruppo di amici internazionali abbiamo discusso brevemente del congedo di maternità/paternità nei nostri rispettivi paesi. Quasi tutti al tavolo hanno spiegato che nel loro paese di origine esistevano fondi sanitari, e sono rimasti scioccati di quanto minimo fosse il nostro congedo di maternità negli Stati Uniti (a confronto). I miei colleghi dal Canada, per esempio, erano inorriditi e hanno spiegato che loro ricevono un anno intero di congedo pagato che può essere diviso come si desidera tra entrambi i genitori, nel modo che meglio si addice ad ogni singola famiglia. Un’amica disse “come ci si può aspettare di tornare a lavoro con un figlio di appena uno o due mesi?” Spiegai che la maggior parte delle persone fa affidamento sulla famiglia o su asili nido a quel punto, o in caso se lo possano permettere uno dei due genitori può rimanere a casa ad occuparsi del bambino.  Non poteva credere alla mancanza di supporto che diamo ai neo-genitori, e trovò scioccante che il nostro paese non desse maggiore priorità nel dare supporto ad un impegno diretto nei primi critici anni di vita del bambino.

Interessante giusto? Ho trovato la discussione incredibilmente stimolante e sento che vale sempre la pena di riflettere sulle nostre politiche per vedere se sono efficaci o meno. E in questo caso, mi chiedo – a cosa diamo la priorità nelle nostre politiche? Di sicuro sono certa che possiamo dire che non sono le famiglie.

Clark procede nel discutere la sfida che molte donne affrontano dopo essere rimaste a casa con i figli perché hanno speso anni della loro vita a fare "niente" e ora non hanno esperienze da presentare alla società sul loro curriculum. Si tratta di una sfida sulla quale anche io ho riflettuto - come può una donna che sceglie di restare a casa come madre essere qualificata per servire la società, come ha sottolineato il presidente Hinckley, quando la nostra società è così fissata sull'esperienza remunerata? Clark articola che "Una volta che saremo in grado di separare l'esigenza di un assegno salariale o un certificato scolastico come unico segno di lavoro e di esperienza, possiamo vedere che le madri, o meglio, i genitori, sviluppano molte abilità qualificative. Il libro di Ann Crittenden, If You’ve Raised Kids You Can Manage Anything  - se hai tirato su dei bambini puoi gestire qualsiasi cosa(2005), descrive come le competenze specifiche dei genitori sono proiettabili direttamente e pregevolmente sul posto di lavoro, e condivide le esperienze di oltre un centinaio di intervistati che ritenevano che essere un genitore li abbia resi manager e lavoratori più efficaci. Se il valore che diamo alla cose nella nostra società si stacca dal suo valore monetario, essere genitori a tempo pieno può quindi diventare un elemento molto rilevante da mettere su un curriculum. "

Credo che Clark abbia sollevato alcune ottime e importanti domane che vale la pena considerare. Credo che questo non sia solo perché mi sento ispirata a dire che si tratta di una questione di fondamentale importanza, ma anche perché l'Anziano Quentin L. Cook ha pensato che fosse abbastanza importante da menzionarlo specificatamente nel suo discorso tenuto alla conferenza più recente:
"Mi auguro che i Santi degli Ultimi Giorni siano in prima linea nella creazione di un ambiente sul posto di lavoro che sia più ricettivo e accomodante alle donne e agli uomini nelle loro responsabilità di genitori. "

Unisco la mia voce a quella dell'anziano Cook nel dire che spero che saremo più attenti e riguardosi e più riflessivi sulle circostanze personali e la rivelazione degli altri, e di come possiamo sostenere al meglio tutte le famiglie, comprese quelle con le madri nel mondo del lavoro. Vorrei anche invitarvi a leggere tutto l'articolo di Clark, e condividere i vostri pensieri, esperienze e intuizioni con noi!


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